​L’ultimo giorno d’estate


Ogni anno, d’estate, la partenza: “Ero l’unico passeggero a scendere dal treno, come nei film western”.


La casa editrice Terre di mezzo Editore ci regala un albo che è pura poesia, nato dalla penna del drammaturgo parigino Timothée de Fombelle. Vincitore di prestigiosi premi, tra cui il Prix Saint-Exupéry, il Prix Sorcières e il Premio Andersen per le sue opere di letteratura per ragazzi, de Fombelle sa incantare anche i lettori più giovani. Le illustrazioni di Irène Bonacina, di grande delicatezza e forza espressiva, contribuiscono in modo eccellente a rendere quest’opera indimenticabile.

Il protagonista è un ragazzino di cui non conosciamo il nome. Terminato l’anno scolastico, il primo giorno di vacanza sale su un treno, con la sua valigia, diretto dallo zio Angelo per trascorrere, come ogni estate, le vacanze da lui.

Viaggiare da solo lo faceva sentire grande. Estasiato, guardava il paesaggio scorrere rapido davanti ai suoi occhi: distese di campi dorati di grano maturo, bordati da siepi e boschi.

Alla stazione, lo zio Angelo era lì ad aspettarlo, probabilmente già da un po’, per paura di arrivare in ritardo.

Il viaggio verso casa proseguiva in una piccola utilitaria, parcheggiata oltre il passaggio a livello per comodità. La strada si snodava tra vasti campi di mais. Lo zio viveva da solo, e la sua casa era piena di oggetti, accumulati senza ordine perché non buttava via nulla. Pur non comprando mai niente, la casa si riempiva comunque delle cose più disparate.

La sera, lo zio raccontava storie affascinanti, e sotto il letto c’erano scatoloni di libri da leggere prima di dormire o da portare l’indomani, per immergersi nella lettura all’ombra degli alberi.

Il bambino si sentiva libero di esplorare i villaggi vicini, spingersi sempre più lontano, e qualche volta capitava che tornasse tardi.

A metà delle vacanze, spediva una cartolina alla famiglia, poche parole per dire che tutto andava bene. Nessuna nostalgia di casa: quella vita era semplicemente troppo bella.

Un giorno, sbagliando sentiero tra i campi di grano, si era ritrovato al mare. Sentiva dentro di sé che, dopo quel momento, qualcosa sarebbe cambiato per sempre. Era una sensazione nuova, travolgente, così intensa da mozzargli il fiato.

Quell’onda è una ragazzina, Esther Andersen.

Arrivato sulla spiaggia, aveva incontrato una ragazza accompagnata dalla tata, Miss Bird e dal suo cagnolino Boogie. Lei, come un’onda che sfiora la riva, si era allontanata. Eppure, quell’incontro aveva stravolto la sua vita, lasciandogli un dolore immenso e un desiderio irrefrenabile di ritrovarla. Di notte, si ritrovava a ripetere il suo nome, quasi fosse una preghiera.
Ogni giorno, montava sulla sua bici e tornava al mare, sperando di rivederla. Il suo nome riecheggiava nella sua mente, gridato in silenzio, mentre il ragazzo cercava disperatamente di farla riapparire.

Ester aveva perso Boogie e lo cercava con ansia. Il nostro protagonista, inizialmente troppo imbarazzato per parlare, trovò infine il coraggio di chiederle se voleva cercarlo insieme.

Giunti alla spiaggia, si tuffarono nell’acqua fresca, lasciandosi andare al piacere del momento. Poi, seduti vicini sulla sabbia, iniziarono a parlare. Le parole si mescolavano alla brezza marina, e quel momento di dolce intimità sembrava appartenere solo a loro.

Ma presto, Boogie ricomparve, seguito da Miss Bird e dallo zio Angelo, che si erano messi a cercarli.

Anche per Ester, però, le vacanze erano ormai finite: sarebbe tornata in Inghilterra. Tuttavia, quel momento non sarebbe stato un addio definitivo…

Il tema centrale del libro è il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, un periodo di trasformazione profonda che porta con sé la crescita, il cambiamento e la perdita della spensieratezza, accompagnati dalla consapevolezza di affacciarsi all’età adulta. L’autore riesce a catturare magistralmente l’essenza di questo momento così fragile e complesso, offrendoci una narrazione poetica e toccante, pervasa da una sottile vena di malinconia, tenerezza e un’esuberante gioia di vivere.

Una menzione speciale va alla descrizione dello zio Angelo, un personaggio straordinariamente sfumato. Con il suo atteggiamento rispettoso ed intelligente, riesce a cogliere i dettagli della vita del nipote e a leggere nel suo cuore senza mai invadere il suo spazio. La sua preoccupazione è attenta ma discreta, lasciando al nipote la libertà di esplorare e crescere senza costrizioni, rispettando il suo bisogno di autonomia.

La storia, raccontata in prima persona dal protagonista, è arricchita da dialoghi e sequenze tipiche del fumetto, che evidenziano tutti gli avvenimenti centrali della vicenda e aggiungono vivacità alla narrazione.
Le illustrazioni di Irène Bonacina, realizzate ad acquerello, sono estremamente delicate e contribuiscono in modo significativo alla bellezza del racconto. In particolare, le scene che ritraggono la casa dello zio Angelo sono ricche di dettagli: nonostante il tratto sembri solo accennato, ogni piccolo oggetto che arreda la cucina dello zio risulta perfettamente riconoscibile. I grandi spazi aperti – la campagna, il mare – sembrano sconfinati e trasmettono un dolce senso di libertà, evocando quel desiderio irrefrenabile di perdersi, lasciandosi alle spalle i problemi e il caos della vita quotidiana.

Consiglio vivamente la lettura di questo libro non solo ai ragazzi che si affacciano all’adolescenza, ma anche agli adulti. Questi ultimi potranno fermarsi un attimo e riscoprire quella sensibilità che ha caratterizzato la loro giovinezza e che, con il tempo, potrebbe essere stata dimenticata.


Titolo: L’ultimo giorno d’estate
Autore: Timothée de Fombelle (testo) – Irène Bonacina (illustrazioni) https://www.instagram.com/irene.bonacina/

Editore: Terre di mezzo Editore – sito internet: https://www.terre.it/ https://www.instagram.com/terredimezzo/
Anno di pubblicazione: 2022
Categoria: Albi illustrati
Età consigliata: Dagli 8 anni