Isabella Labate nasce a Savona, dove cresce tra il mare e la luce della Liguria. Il suo percorso nell’arte prende il volo a Genova, sotto la guida del maestro Emanuele Luzzati e nel 1994 comincia a pubblicare libri per ragazzi. Da allora ha collaborato con numerose case editrici italiane e internazionali, esponendo le sue opere non solo in Italia, ma anche in Giappone e Taiwan. Nel 1995 viene selezionata per la prestigiosa Biennale di Bratislava e più volte per la Mostra della Fiera del Libro di Bologna.
Nel 2022 conquista il secondo posto al Concorso Illustratori del 43° Premio Letteratura Ragazzi di Cento, grazie alle tavole dell’albo Un tempo per ogni cosa, scritto da Davide Calì e pubblicato da Kite Edizioni. Tra le sue ultime opere, tutte edite da Grimm Press, si trovano titoli affascinanti come Charlie Chaplin, A torch in the dark, e The old man and the sea.
Oggi, Isabella vive a Savona con il marito e i due figli, fronteggiando ogni giorno il mare, ma quando può, scappa volentieri verso i boschi per trovare nuova ispirazione.
Un tempo per ogni cosa (Kite Edizioni) – Il vecchio e il mare (Kite Edizioni)
Durante il festival Autori in città 2024 che si è tenuto a Padova, abbiamo avuto la fortuna di poter intervistare questa grande artista.
Pochi mesi fa hai ricevuto un importante premio: sei stata nominata la vincitrice della 43esima edizione del Premio Andersen 2024 come “Migliore Illustratrice”.
La motivazione è stata la seguente: “Per una costante, rigorosa e appassionata ricerca figurativa. Per un segno di sicura originalità e dalle marcate valenze narrative. Per uno sguardo profondo e ricco di curiosità e umanità che la porta a creare immagini intense e fascinose”. Ti aspettavi questo riconoscimento?
No, è stata una grande sorpresa, sono stata molto felice ma non me l’aspettavo assolutamente. I riconoscimenti che mi fanno davvero piacere sono quelli che arrivano quando i ragazzini mi fanno domande, quando vedo che un’illustrazione innesca un dialogo. Ovviamente, i premi sono sempre ben accetti, ma in questo mestiere ci sono anche tante altre soddisfazioni.
Esposizione delle tavole del libro “Il vecchio e il mare” presso la sede di Kite Edizioni – Padova
Hai studiato con il grande maestro Emanuele Luzzati. Puoi raccontarci una particolare pillola di saggezza che ti lasciato in eredità il maestro?
Tanti dubbi, perché era un genio, ma non un insegnante canonico, nel senso che non aveva un metodo di insegnamento tradizionale. Potrei raccontare mille aneddoti. Il fatto che mi abbia suscitato così tanti dubbi nelle illustrazioni che facevo all’epoca, durante la mia formazione, è stato qualcosa di davvero importante.
In un’intervista affermi che Luzzati ha tirato fuori l’anima di ognuno dei suoi allievi… cosa ha fatto uscire dalla giovane Isabella?
Un giorno Luzzati entra in classe e ci chiede di disegnare una principessa. Mi sono impegnata moltissimo per creare la principessa migliore che potessi immaginare: l’ho disegnata bellissima, riccamente vestita e con uno sguardo altero. Quando gli ho consegnato il disegno, lui, con la sua solita suavità, ha sorriso e mi ha detto: ‘Questa non è una principessa, è una prostituta.’ Ci sono rimasta malissimo, perché non ha aggiunto altro, il compito non andava bene. In un primo momento mi sono arrabbiata e ho messo tutto da parte, ma poi ho riflettuto a lungo. Mi sono chiesta: che cosa rende una persona una principessa? Quali sono le caratteristiche che visivamente comunicano al lettore che si tratta di una principessa? Da quel momento ho iniziato a lavorare sul personaggio, cercando, anche quando il testo non forniva indicazioni, di trovare un tratto distintivo, qualcosa che potesse trasmettere il carattere. Perché illustrare, specialmente nell’editoria, significa raccontare con le immagini.
Isabella Labate alla Libreria per ragazzi Lester e Bob di Cittadella, in occasione del festival “Autori in città 2024”
Tra tutte le tue pubblicazioni, qual è stato il libro che ti ha messo più in difficoltà nel realizzarlo?
Sì, ce ne sono stati parecchi, e tutti mi hanno sempre messo un po’ in difficoltà. Ad esempio, quando la mia prima casa editrice taiwanese mi ha commissionato Il Vecchio e il Mare, inizialmente non volevo accettare. Avevo un ricordo di quel racconto di Hemingway che risaliva alla mia infanzia e non lo ritenevo adatto a me. Ma leggere quel testo a 8 anni è ben diverso dal leggerlo a più di 40. Ho scoperto descrizioni straordinarie, e quando ho iniziato la ricerca mi sono detta: ‘So già tutto, vivo a Savona, conosco il mare, le barche, i marinai’. Invece mi sono resa conto che era tutt’altra cosa: il mare di Cuba degli anni ’50, la pesca al Marlin. La ricerca è durata due mesi, perché non mi sono limitata a guardare le costellazioni, ma ho studiato anche il tipo di imbarcazione in uso in quel periodo. Mi sono detta che non potesse essere il gozzo ligure, perché non è adatto a quei fondali e qui mi è stato di grande aiuto parlare con esperti. Sono andata all’Istituto Nautico e mi hanno spiegato che si trattava della ‘lancetta’, un’imbarcazione tradizione che risaliva ai tempi durante i quali i velieri inglesi solcavano quelle acque; veniva usata come imbarcazione di soccorso ed era rimasta in uso perché ben adatta a quel contesto. Ma queste cose bisogna conoscerle.
Preferisci avere maggiore libertà nell’interpretare il testo da illustrare o preferisci avere indicazioni più specifiche che guidano ciò che devi rappresentare?
Il confronto con l’editore è sempre costruttivo, soprattutto quando è un esperto di immagine e composizione. Tuttavia, credo che nella prima fase del processo creativo l’illustratore debba essere libero, altrimenti rischia di interrompere il flusso e creare confusione. Nella fase successiva, quella di rifinitura e limatura, le richieste specifiche o le correzioni dell’editor sono ben accette, perché servono a migliorare il prodotto finale.
Immagini tratte dal libro “Un tempo per ogni cosa” (Kite Edizioni)
Quanto tempo impieghi mediamente ad illustrare una tavola visto che contengono una gran quantità di dettagli e sono ricche di particolari.
Ricordo che un illustratore diceva di lavorare ‘a centimetro quadro’, anche se non ricordo chi fosse. In effetti, dipende dalla quantità di dettagli, ma per una doppia pagina particolarmente ricca posso arrivare a impiegare fino a 40 giorni di lavoro.
C’è un romanzo che appartiene ai classici della letteratura dei primi del 900 nel quale vorresti cimentarti?
No, ci sono troppe cose che mi piacerebbe illustrare. Ultimamente, ad esempio, lavoro intensamente con la musica. Ho bisogno di creare una sorta di bolla attorno a me quando disegno, per isolarmi dal resto, soprattutto perché lavoro da casa. Ci sono canzoni che ultimamente mi evocano delle immagini. Una in particolare è di Pino Daniele, si intitola Tutta n’ata storia e parla di un emigrante. L’ho ascoltata per anni senza comprenderla del tutto, ma poi, improvvisamente, un verso mi ha colpito. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che Pino Daniele ha scritto questa canzone ispirato da una fotografia del 1906, che mostrava una nave carica di migranti diretta in America. Le persone a bordo tenevano un capo di un filo di lana, mentre quelle a terra stringevano l’altro capo. Quando la nave si allontanava dal molo, il filo si spezzava, e Pino Daniele canta: ‘Resto in mano solo con un pezzo di filo a cercare il mio futuro’. È un’immagine meravigliosa, e mi ha ispirato molte visioni.
Cosa ne pensi dell’uso dell’intelligenza artificiale nel campo creativo, soprattutto nell’illustrazione? Pensi che possa essere uno strumento utile per arricchire il processo creativo, o credi che rischi di sostituire l’aspetto umano e artistico del lavoro?
Riguardo all’intelligenza artificiale, ho un’opinione piuttosto negativa. Non tanto perché penso che porterà via lavoro ai professionisti, ma perché temo che influenzerà il gusto delle persone, abituandole a immagini molto simili tra loro, che vedo sempre più spesso, dai manifesti pubblicitari a qualsiasi tipo di comunicazione. Si rischia di perdere una dedizione e una profondità che un illustratore, magari con 40 anni di studio alle spalle, può offrire, rispetto a ciò che l’intelligenza artificiale può produrre al momento. La vedo in modo piuttosto negativo, almeno per ora.
Qual era la favola preferita dalla piccola Isabella, quella che amava leggere più e più volte durante l’infanzia perché le era tanto cara?
In realtà, non c’è una favola che possa dire di aver segnato la mia infanzia. Sono cresciuta in una famiglia dove non si leggevano favole, ma avevo a disposizione migliaia di libri. Le favole sono arrivate per me solo in un secondo momento. Da piccola preferivo leggere saggi o enciclopedie e ho iniziato a leggere molto presto. Non ho avuto quel tipo di formazione classica da bambina, e una volta che ho esaurito tutto ciò che potevo leggere in casa, intorno ai 7-8 anni, sono arrivata in biblioteca. Lì si è aperto un mondo.
Ringraziamo Isabella e vi invitiamo a seguirla visitando:
la pagina Instagram: https://www.instagram.com/isabellalabate_illustrator/
la pagina Facebook: https://www.facebook.com/isabellalabateillustrator?locale=it_IT
Ringraziamo la Libreria per ragazzi Lester e Bob di Cittadella che ci ha ospitato
https://www.instagram.com/libreria_lesterebob
https://www.facebook.com/librerialesterebob?locale=it_IT
Ringraziamo Kite Edizioni
https://www.kiteedizioni.it/
https://www.facebook.com/kite.edizioni
https://www.instagram.com/kite_edizioni/